L'uomo che sognava i lupi by Marco Galaverni

L'uomo che sognava i lupi by Marco Galaverni

autore:Marco Galaverni [Galaverni, Marco]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Orme
pubblicato: 2019-01-14T23:00:00+00:00


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«Dammi una mano. Hai mai segato dei denti?», chiese il ricercatore, un mezzo sorriso a smorzare una tensione nascosta.

«No, perché?». Non mi risultava che tra le mansioni del laboratorio ci fossero anche consulti odontoiatrici.

«Questa è roba che scotta. Ti ricordi quell’uomo che hanno indagato qualche giorno fa, in Liguria?».

Certo che mi ricordavo. Era stato un caso da vero film poliziesco. Un paesino isolato sulle montagne. Prima le minacce anonime, poi il cadavere fatto a pezzi e abbandonato di fronte a un comando della Polizia. Il cadavere, nello specifico, era quello di un lupo.

Il ricercatore aprì la mano guantata, con attenzione, svelando la collana di semplice corda che tratteneva una grottesca fila di denti di lupo.

«Ce l’hanno mandata da analizzare».

Il ritorno al lavoro in laboratorio dopo il weekend all’aria aperta si preannunciava più eccitante del previsto.

A parte il delicato lavoro di seghetto per raggiungere la polpa dei denti, dove si concentrava il DNA meglio preservato, il protocollo di analisi era lo stesso che seguivamo per gli altri campioni non-invasivi, a eccezione del fatto che due agenti, dopo aver sbrigato le questioni burocratiche, attendevano la restituzione del reperto fuori dalla porta del laboratorio. Fui felice di assistere solamente, mentre i ricercatori procedevano con la consueta perizia a estrarre quanto più DNA possibile da ogni singolo dente, per poi passare alla magia della moltiplicazione della doppia elica e infine ottenere il profilo genetico di quanti più campioni possibili. Dovevamo capire se davvero, come sosteneva il bracconiere al collo del quale l’avevano intravista, la collana gli era stata regalata da un ambulante nordafricano, o se, come sembrava molto più probabile, l’aveva fabbricata lui stesso; per farlo, avrebbe dovuto catturare e uccidere con meticolosa ferocia almeno tre lupi, i cui canini ora pendevano da una corda di caucciù al sicuro in qualche ufficio giudiziario. E qualcuno di loro poteva prevenire proprio dal cadavere lasciato in bella mostra da dinnanzi alla stazione della Polizia locale, anche se non si sarebbe potuto dedurre facilmente, dato che l’intero muso era stato mozzato di netto.

Stava a noi dimostrare se i denti erano effettivamente di lupo, di cane, come sostenuto dall’uomo, o se potevano appartenere a esemplari legali o di contrabbando provenienti da qualche altro angolo del globo.

Ma ovviamente, a differenza dei telefilm polizieschi, in cui bastava inserire un cotton fioc in uno scanner digitale per visualizzare il nome del colpevole, la cosa avrebbe richiesto giorni e giorni di attentissimo lavoro.

Per una volta evitai di riempire lo spazio con parole inutili, e assistetti al completamento delle operazioni di estrazione del DNA fino a che l’incantesimo per scoprire il profilo genetico delle vittime ebbe inizio.

***

Lo chiamavano Lupo da sempre.

Le ragazze ne andavano pazze. Forse per il suo aspetto irsuto, forse per il carattere indomito, mai incline al compromesso, neppure quando avrebbe potuto guadagnarsi qualcosa. Non era merito suo, era semplicemente fatto così.

Mentre puliva le armi, affacciato sul panorama familiare che scorgeva dal Monte Sole, ripensò a quando era ragazzino, giù al paese, che poteva scorgere in lontananza nella valle, a est. Cercò di andare con la memoria alle feste di paese.



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